EDITORIALE – “Se qualche aspirante sommelier che ha sostenuto esami con noi sente di essere stata approcciata con la promessa di superare gli esami, o le sono state fatte domande o proposte scomode, di natura sessuale, allora per favore mi contatti. Prometto di indagare personalmente e in via confidenziale”.
Ha scosso un po’ tutto il mondo della sommellerie internazionale lo scandalo delle richieste di favori sessuali alla Court of Master Sommeliers Americas, scatenato in settimana dalla denuncia di 21 donne.
Quando la notizia è giunta in Europa, per l’esattezza a Londra, là dove la “Court” ha mosso i suoi primi passi, Ronan Sayburn, chief executive officer della Court of Master Sommeliers Europe, stava esaminando i candidati dell’ultima sessione 2020. Giusto il tempo di raccogliere le idee, dal quartier generale di Greenwich.
Poi, forse di getto, il coraggio di mettere nero su bianco, sui social, un vero e proprio atto di condanna nei confronti dei colleghi americani. Una presa di posizione non richiesta, ma doverosa.
“Durante i recenti esami di master sommelier a Londra, io e gli altri membri del Consiglio di amministrazione di Cms Europe siamo rimasti scioccati e inorriditi nel sentire queste accuse inquietanti su comportamenti sessuali predatori nei confronti dei candidati che progredivano attraverso i loro esami con il Cms America”.
Il Cms Europe è stato creato oltre 50 anni fa a Londra – continua Ronan Sayburn – per supportare i Sommelier negli standard del manuale, con un codice di condotta rigoroso e le migliori pratiche. Qualsiasi episodio di fraudolento, accuse di razzismo o molestie sessuali è molto al di sotto degli standard che abbiamo fissato per noi stessi, nonché per i nostri candidati e per il nostro settore nel suo complesso.
In qualità di Sommelier nel settore dell’ospitalità, siamo lì per servire i nostri ospiti. In quanto Master Sommelier siamo lì per servire i nostri candidati in un ambiente sicuro e di tutoraggio, nonché per incoraggiare le nuove generazione di Sommelier a seguire questa carriera con un senso di orgoglio, onore e integrità“.
Tutti valori stravolti negli Usa, stando alle accuse delle 21 donne. “Non consideriamo endemico lo stravolgimento di questo approccio all’interno della Court of Master Sommeliers Americas. Speriamo interessi solo una manciata di individui, il cui ego e narcisismo hanno causato danni a molte persone nella rincorsa alla propria carriera e ai propri sogni”.
Secondo il Ms Ronan Sayburn, “la maggior parte dei master sommelier statunitensi sono stati ottimi esempi di comportamento professionale. Quest’approccio da ‘rock star’ e l’atteggiamento da celebrità deve finire”.
Infine, una speranza: “Ci auguriamo che le indagini di Cms Americas siano approfondite e vengano comminate le massime sanzioni nei confronti di coloro che si sono resi protagonisti di una condotta impropria, nonché di coloro che sono stati complici di questo tipo di comportamento“.
E in Italia? Non una parola di sensibilizzare sull’argomento, in un mondo del vino incastrato, al momento, tra le difficoltà legate al Covid-19 e le sparate solitarie di qualche personaggio in cerca di visibilità, per sé e per la propria cantina.
Appelli ai ministri, lettere aperte, politichese. Ma non una parola in merito allo scandalo, neppure dalle associazioni più vicine ai diritti, presumibilmente calpestati, delle Donne del vino. Il nostro Paese, poeticamente, si conferma così – ancora una volta – il luogo perfetto per trovare il silenzio, quando bisognerebbe urlare. E delle mille parole, quando si farebbe più bella figura a stare zitti. Cin, cin.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.